La verità di Walter Bonatti

Oggi, 10 dicembre 2013 è morta Rossana Podestà.
Ha seguito il suo compagno, l'alpinista Walter Bonatti, deceduto il 13 settembre 2011.
Sono morti anche Lino Lacedelli, il 20 novembre 2009, e Achille Compagnoni, il 13 maggio 2009. Nel 1999 era morto anche lo hunza Mahdi.

Per molti anni abbiamo assistito a un'estenuante polemica sul K2; Bonatti ha vissuto una vera ossessione, quella di vedere accolta dal mondo intero la sua versione della conquista del K2, nel 1954. Chiunque scrivesse o sostenesse una tesi contraria alla sua, veniva subito raggiunto da una sua lettera, intervista o dichiarazione di accesa contestazione. Contestò persino il Capo dello Stato, colpevole di aver dato un’onorificenza ad Ardito Desio.

La verità era la sua e soltanto la sua, ribadita per oltre cinquant'anni in tanti libri che ha pubblicato. Ma la sua verità comportava la distruzione della reputazione dei vincitori del K2, i due alpinisti Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, da lui accusati di falsità, disonestà, scorrettezze. E' molto triste veder gettare fango sui compagni di una spedizione alpinistica. Lino Lacedelli era un alpinista serio, dedito soltanto alle sue montagne.

Ha subito con grande sofferenza gli attacchi di Bonatti, trincerandosi nel silenzio. La versione dello hunza Mahdi che restò a fianco di Bonatti in quella terribile notte a oltre 8.000 metri di quota, appare logica e credibile, pubblicata dallo stesso Bonatti nel suo libro "K2, la verità". Bonatti tentò di andare in vetta. Era un alpinista giovane, il più forte della spedizione al K2.

E' verosimile che non abbia accettato l'ordine di Ardito Desio che aveva destinato alla vetta solo Compagnoni e Lacedelli e che abbia convinto Mahdi ad accompagnarlo per tentare anche lui la vetta. Una decisione non solo comprensibile, viste le grandi doti alpinistiche di Bonatti, ma lodevole e che gli avrebbe fatto onore. Perché ha sempre negato questa versione? Le spedizioni a quei tempi avevano una disciplina militare, Bonatti non poteva contestare la decisione di Ardito Desio.

Per tentare l'impresa, non aveva altra scelta che trascorrere la notte nella neve e ghiaccio. Poteva scendere al campo otto, come racconta Compagnoni che assieme a Lacedelli fece quel percorso il giorno dopo. La tenda del campo finale, prima dell'assalto alla vetta, era stata installata da Lacedelli e Compagnoni in una zona diversa dal previsto a causa della pericolosità della montagna a oltre 8.000 metri, la zona della morte.

A quelle quote, è la montagna che decide. La tenda poteva accogliere solo due alpinisti e le bombole di ossigeno erano solo per loro. Bonatti percorse un'altra direzione, diretta, arrivò addirittura più in alto della tenda. Lacedelli tentò di far scendere Bonatti al campo sottostante e, invece, Bonatti restò in quota, non scese, nonostante lo hunza Mahdi stesse male.

Volevano tentare la vetta? Così ha testimoniato davanti al giudice pakistano lo hunza Mahdi. Perché non credergli? Tutti i veri alpinisti seguono l'impulso di conquistare la vetta e Bonatti poteva farcela ma non dopo un massacrante bivacco a oltre 8.000 metri di quota in cui rischiò la vita. Fallì per tale motivo il suo tentativo di andare in vetta. Fallimento che coprì con diverse versioni, accusando Lacedelli e Compagnoni di averlo deliberatamente abbandonato, imbrogliato e costretto al bivacco.

Quanto deve essergli bruciato quel fallimento, accusato addirittura di aver messo in pericolo la vita di Mahdi, costretto a bivaccare con lui, rischiando entrambi la vita. La morte ha ora calato il sipario su tutta la spedizione al K2; peccato, resta il rammarico di non aver potuto festeggiare Walter Bonatti per la sua impresa coraggiosa, quella che non ha mai voluto ammettere.

© Cecilia Carreri • Foto e video © archivio Cecilia Carreri - Contatti - Privacy Policy